Fauna alloctona

Per fauna “alloctona” (contrario di autoctona) si intende l’insieme di tutte quelle specie non appartenenti alla fauna originaria di una determinata area geografica, ma che vi sono giunte per l’intervento – intenzionale o accidentale – dell’uomo. Le immissioni faunistiche sono legate da sempre alla storia dell’uomo, basti pensare che animali che oggi consideriamo “locali” in realtà sono il frutto di antiche introduzioni che in molti casi sono arrivate a costituire un grave problema.

Alcuni esempi di specie di interesse venatorio: – il muflone, introdotto in Europa continentale a partire dal 1700, danneggia seriamente la vegetazione a scapito degli altri erbivori, soprattutto in ambienti insulari; – il coniglio selvatico, introdotto a scopo venatorio un po’ in tutto il mondo, soprattutto nelle zone libere da predatori si è moltiplicato in maniera esponenziale, divenendo un serio problema per i raccolti; – il fagiano, che ha occupato l’habitat originariamente utilizzato dalla starna la quale, anche a causa dell’aumento di superficie agricola coltivata a monocoltura intensiva e dell’abbandono dei terreni agricoli collinari e montani, è divenuta protagonista di uno stato di decremento continuo perdurante da mezzo secolo.

Il problema sussiste anche per la fauna ittica di moltissimi fiumi e laghi d’Italia, invasi da pesci gatto, siluri, gamberi della Louisiana, persici sole e persici trota che hanno in molti casi pressoché portato all’estinzione alcune specie autoctone. Idem dicasi per il regno vegetale dove ad esempio l’acacia, specie arborea resistentissima anche ad interventi di potatura drastica e perfino al taglio a raso, originaria dell’America settentrionale e importata in Europa a scopo ornamentale, ha ormai sostituito in molti boschi europei le specie autoctone. In tempi recenti si è finalmente compreso che la diffusione incontrollata di specie animali (e vegetali) alloctone è un fenomeno inquadrato a livello mondiale come uno dei principali motivi di perdita della biodiversità, secondo solo alla perdita e distruzione degli habitat. Il problema in futuro è destinato a crescere ed è importantissimo dotarsi di strumenti sia tecnici sia normativi per gestire al meglio questa emergenza.

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